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Sindrome del colon irritabile

La Sindrome del Colon Irritabile è una patologia caratterizzata da una serie di disturbi persistenti all’alvo intestinale (il canale intestinale nel suo complesso) che non dipendono da alcuna patologia lesionale conosciuta.

Sintomi

L’IBS è il disturbo più comune che riguarda il colon ed è associato con due o più dei seguenti sintomi, di cui almeno uno si dovrebbe verificare una volta su quattro:

  • dolore o disagio addominale, alleviato con la defecazione
  • cambiamento nella frequenza delle feci
  • alterazione dell’aspetto, del colore e dell’odore delle feci (feci dure, sciolte o acquose)
  • alterazione del passaggio delle feci (con sforzo o urgenza, con la sensazione di evacuazione incompleta)
  • produzione di muco
  • rigonfiamento o sensazione di rigonfiamento addominale

I sintomi devono essere continui o verificarsi per almeno 3 mesi.

Altri sintomi somatici presenti nell’IBS sono:

  • flatulenza
  • mal di testa
  • letargia
  • frequenza ad urinare
  • mal di schiena

sintomi psicopatologici più frequentemente rilevati sono ansia e depressione e l’ incidenza varia dal 50 al 90%.

Quali sono le cause?

Nel 50% dei casi, la sindrome è di natura funzionale: non presenta cause organiche chiaramente dimostrabili e i risultati dei test diagnostici sono negativi.
Nonostante questa caratteristica funzionale, il 92% dei pazienti presenta gli stessi sintomi a distanza di 10-13 anni dalla prima diagnosi. Nel tempo, i disturbi aumentano, la qualità della vita peggiora e il paziente è costretto a una sorta di isolamento sociale e lavorativo.
Spesso la cronicizzazione del disturbo è causata dall’approccio fai-da-te alla cura (diete sbagliate, prodotti di erboristeria, lassativi non idonei) o dalla stoica sopportazione dei sintomi senza ricorso a cura specialistiche.

Il modello cognitivo-comportamentale sostiene che i sintomi fisici dell’IBS sono perpetuati dall’interazione di fattori fisiologici, psicologici e sociali.
Tra i fattori psicologici e sociali vi sono:

  1. il perfezionismo che rende le persone costantemente preoccupate di non essere all’altezza e le espone a livelli elevati di stress cronico
  2. la difficoltà ad esprimere in modo diretto, esplicito e verbale il proprio disagio psicologico, che quindi si manifesta attraverso sintomi fisici quali l’IBS
  3. la tendenza ad auto colpevolizzarsi
  4. il Self-silencing scheme: la tendenza ad autozittirsi, ad assecondare le esigenze altrui facendo ciò che gli altri si aspettano, negando e svalutando i propri pensieri e bisogni

Altri fattori di rischio più generali sono la presenza di abuso nella storia del paziente ed eventi stressanti.

Inoltre, secondo il modello cognitivo-comportamentale, gli episodi di IBS sono precipitati da un’attenzione selettiva sulle sensazioni corporee e una successiva interpretazione catastrofica di queste sensazioni.
Per attenzione selettiva sulle sensazioni corporee si intende il fatto che l’attenzione del paziente viene catturata e si focalizza sulla pancia tanto che il soggetto si mette “in ascolto” attivo delle sensazioni che provengono da quella parte del corpo. Questo atteggiamento di ascolto attivo rende particolarmente sensibili a percepire anche il minimo movimento o rumore proveniente dai visceri che, se non si fosse così focalizzati, non si percepirebbe nemmeno.

Una volta percepita una sensazione viscerale il paziente automaticamente la interpreta come legata al suo problema intestinale e comincia a fare pensieri negativi e catastrofici tipo: “mi sto sentendo male”, “dovrò correre al bagno e non farò in tempo” “tutti si accorgeranno dei miei rumori-odori”, “Aiuto, starò male”.
Queste interpretazioni negative non contemplano altre possibilità, come il fatto di aver mangiato male, aver dormito poco, di trovarsi in una situazione stressante o essere affaticati dal lavoro e così via.

I pensieri negativi diventano quindi fonte di intensa ansia che, come tutti sanno, aumenta ulteriormente i sintomi intestinali (è di comune esperienza sentire la pancia gorgogliare in occasione, ad esempio, di un esame o di una prova sportiva). Nei pazienti con IBS, questo ulteriore incremento delle sensazioni viscerali generato dall’ansia viene nuovamente interpretato in termini catastrofici (“Devo essere molto malato, devo cercare una soluzione”, “Ha mal di pancia, dovrò correre al bagno”, “Non riuscirò mai a trattenermi”,”Qualcosa deve essere stato trascurato, voglio vedere un altro medico”, “Non riuscirò mai a guarire”).
Si crea in questo modo un circolo vizioso che si auto perpetua e cronicizza i sintomi.

Trattamento psicologico

Storicamente, i trattamenti sono stati di tipo medico e hanno previsto una cura farmacologica unita a una dieta alimentare adeguata.
Oggi tutte le ricerche scientifiche in merito sottolineano la necessità di affiancare un trattamento psicoterapeutico per ottenere: la riduzione dell’intensità e della frequenza dei sintomi sia psicologici sia fisiologici, la riduzione dei dolori addominali, la riduzione del numero di volte in cui il pz deve correre in bagno, il miglioramento della qualità della vita e dello stato d’ansia e di depressione nonché una migliore gestione dello stress